Prima parte
Le voci corrono rapide per le strade di Emperion, raggiungendo ogni angolo della città. Al porto, un vagabondo è stato trovato mezzo annegato, recuperato dalle acque torbide del molo. Nessuno sa chi sia né da dove venga. I suoi vestiti logori e il volto scavato raccontano una storia di miseria e sofferenza, ma le sue parole sono confuse, frammenti di un passato sconosciuto.
Le guardie lo hanno portato in prigione, giudicandolo un potenziale pericolo. Ma non è stato il suo aspetto a scatenare i bisbigli tra la gente, quanto ciò che portava con sé: uno scudo adornato dallo stemma di un serpente, un simbolo che nessuno aveva più visto dai tempi del cataclisma, relegato alle leggende dimenticate.
Nel frattempo, qualcuno sembra cercarlo. Un uomo vestito di nero si aggira per le taverne della città, facendo domande. La sua voce è bassa ma decisa, e il suo sguardo, freddo e indagatore, mette a disagio chiunque lo incroci. Non offre spiegazioni, ma una cosa è chiara: non si fermerà finché non avrà trovato ciò che cerca.
La città è in fermento. Il porto, le taverne, persino la prigione stessa sembrano nascondere segreti. Chi è l’uomo recuperato? Qual è il significato dello stemma del serpente? E chi è l’oscuro cercatore che si muove come un’ombra tra la gente di Emperion?
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La vita del vagabondo si è conclusa tragicamente. Dopo una rocambolesca fuga attraverso le fogne di Emperion, accompagnato dagli uomini reclutati dall’uomo in nero, egli è stato ucciso per mano dei suoi stessi salvatori. Manipolati dalle parole del loro mandante, che ha riacceso vecchi rancori e risvegliato antichi timori, gli uomini lo hanno eliminato prima che potesse rivelare la verità che custodiva.
L’uomo in nero, enigmatico e calcolatore, si è impossessato della mappa che il vagabondo portava con sé. Con un sorriso freddo e una promessa oscura, è sparito nell’ombra, lasciandosi dietro un gruppo di uomini confusi e tormentati. Erano stati usati? Era stata la magia a costringerli a obbedire, o le loro azioni nascevano davvero dai loro cuori?
Eppure, non tutto è andato come previsto per l’uomo in nero. Uno degli uomini, che aveva assistito all’assassinio, ma si era rifiutato di partecipare, ha recuperato il diario del vagabondo. Sfuggendo agli altri, è riuscito a dileguarsi nella notte, stringendo l’unico indizio rimasto su ciò che il vagabondo voleva svelare.
Mentre il caos si placa e il silenzio avvolge nuovamente la città, il mistero si fa più fitto. L’uomo in nero ha promesso di tornare, dichiarando che il lavoro non è ancora finito. Quali risposte porterà il futuro? E quali nuovi interrogativi nasceranno? Le ombre che avvolgono Emperion si fanno più profonde, trascinando i coinvolti in una trama oscura e carica di segreti.
Estratti dal diario del vagabondo, Roland comandante dei Cavalieri del Serpente
Giorno 15
"Ancora pochi giorni di navigazione e saremo di ritorno a Britain. Il mare è calmo, gli uomini sembrano rilassati, ma non riesco a togliermi di dosso un senso di inquietudine. La nostra missione è stata un successo, ma il peso di ciò che abbiamo trovato grava su di me come una pietra sul petto. Forse non avremmo dovuto profanare ciò che il tempo aveva sepolto."
Giorno 18
"I venti contrari ci impediscono di avvicinarci alla terraferma. Le vele si tendono inutilmente, e l’oceano sembra volerci trattenere. Gli uomini iniziano a mormorare, a temere che qualcosa ci stia seguendo. Non oso dar voce ai miei stessi timori, ma anche io sento che c’è qualcosa che non va."
Giorno 20
"Una tempesta ci ha colpiti senza preavviso. Le onde si alzano come montagne, i fulmini squarciano il cielo e la nave geme sotto il peso del mare. Andiamo alla deriva, abbandonati alla furia degli elementi. Lo scrigno è al sicuro, almeno per ora."
Giorno 21
"All’orizzonte c’è un’isola. Una flebile speranza per noi. Abbiamo calato le scialuppe e ci stiamo dirigendo verso di essa, ma l’aria è strana qui, pesante, quasi viva. Gli uomini non parlano, ma nei loro occhi c’è lo stesso terrore che sento crescere nel mio cuore."
Giorno 22
"L’isola è un luogo ostile, ricoperto da una giungla densa che sembra osservare ogni nostro passo. Bestie selvagge ululano tra gli alberi. Ci siamo accampati sulla spiaggia, ma nessuno riesce a dormire. Lo scrigno... lo scrigno ha iniziato a brillare. Cosa abbiamo risvegliato?"
Giorno 23
"Non posso più ignorare ciò che sta accadendo. La luce delle gemme dentro lo scrigno pulsa come un cuore vivo. Di notte siamo tormentati da incubi orribili: sangue, urla e ombre che ci sussurrano segreti impensabili. Sento che qualcosa di terribile sta per accadere."
Giorno 24
"Siamo stati attaccati. Non so da chi o da cosa, ma le gemme sono perdute. Uomini valorosi sono morti combattendo contro un’oscurità che non possiamo comprendere. Siamo fuggiti nella giungla, alla disperata ricerca di un rifugio. Al calar della notte, un bagliore rossastro si alza dal cuore dell’isola, e urla spaventose lacerano il silenzio. Non c’è scampo."
Giorno 26
"Sono rimasto solo. Mi nascondo in una grotta, rannicchiato tra le ombre. Non oso uscire. La giungla sembra viva, brulica di occhi che non vedo ma che sento addosso. Non ho più speranza, ma continuo a scrivere. È tutto ciò che mi rimane."
Giorno 27
"Una strana brezza soffia dal fondo della grotta. La roccia è diversa, sembra quasi trasparente. Per un istante ho intravisto qualcosa oltre di essa, ma non so se sia reale o un’altra illusione di questo luogo maledetto."
Giorno 28
"Mi hanno trovato. Le loro voci sono dappertutto, le ombre si muovono verso di me. Non c’è più tempo. La mia unica speranza è attraversare la roccia, qualunque cosa significhi."
Giorno 30
"Non so dove mi trovo. Il mondo che vedo intorno a me non è quello che conosco. Non è l’isola da cui sono fuggito, né alcun luogo che ho visto o immaginato.
Cammino senza una meta, con i pensieri che si affollano. È questo un altro mondo? Un regno perduto, o forse un sogno?"
Seconda parte
Sono passati alcuni giorni da quando il vagabondo ha trovato la morte. A Emperion, l’atmosfera è cupa, e i corvi volano bassi sopra la città, quasi portando con sé un presagio oscuro. Ma i corvi portano anche un messaggio. Legato alle loro zampe vi è una pergamena, sigillata con cera nera. Il mittente non lascia dubbi: l’uomo in nero.
Il messaggio è breve e diretto. C’è una nuova missione da compiere, un viaggio che richiederà preparazione. Bisogna trovare cavalli, vettovaglie e uomini pronti ad affrontare le incognite di un lungo percorso. L’uomo in nero promette risposte, ma la sua criptica richiesta non rivela altro. L’incontro è fissato: tra una settimana, al calar del sole, fuori dal cimitero di Emperion.
Nel frattempo, lontano dal caos e dai dubbi che avvolgono la città, Patrick, l’uomo fuggito con il diario del vagabondo, si trova faccia a faccia con un nuovo mistero. Una serie di colpi decisi rimbomba alla sua porta. Quando apre, davanti a lui si erge un vecchio dal volto segnato dal tempo, avvolto in un logoro mantello grigio.
'Sono Nadar,' dice il vecchio, la voce ferma e priva di esitazione. 'Mago dell’ovest, membro del Concilio dei Maghi di Magincia. Dobbiamo parlare.'
Senza attendere una risposta, il mago si fa largo con un gesto deciso, spingendo la porta e lasciando Patrick basito. Prima che possa protestare, l’intensità dello sguardo del vecchio lo zittisce. Quali segreti porta con sé questo visitatore inatteso? E cosa collega il diario, l’uomo in nero e le ombre del passato che sembrano risvegliarsi?
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Quando la notte cala su Emperion, un’ombra attende fuori dal cimitero. L’uomo in nero, avvolto nel suo mantello scuro, sta immobile, come scolpito nella penombra. I suoi occhi scrutano i volti degli uomini radunati, alcuni attratti dalla promessa di ricchezze, altri dalla semplice curiosità. La sua voce, bassa e carica di autorità, rompe il silenzio. Parla del passaggio tra i mondi e delle gemme, che descrive come oggetti di inestimabile valore. Non fa menzione del loro potere magico, lasciando che l’avidità e l’ambizione colmino i vuoti della sua narrazione. "Aiutatemi a recuperarle," dice, "e sarete ricompensati oltre ogni immaginazione." Con queste parole, la compagnia si mette in marcia, guidata dall’uomo in nero e dalla mappa che egli stringe con fermezza tra le mani.
Ma le loro azioni non passano inosservate. Nadar, il saggio mago del Concilio di Magincia, ha scoperto i loro piani e radunato una compagnia di uomini fidati. Davanti a loro, spiega la gravità della situazione. "Da tempo non varcavo le porte di Emperion," esordisce con voce ferma, "ma alcune notizie preoccupanti mi hanno raggiunto nel mio rifugio sulle montagne. Patrick mi ha raccontato della tragica fine del comandante Roland e mi ha mostrato il suo diario." Nadar legge ad alta voce il contenuto del diario, riportando le parole del comandante, i suoi timori e il destino funesto che aveva colpito lui e i suoi uomini. Il silenzio cala sui presenti, mentre il peso della missione diventa chiaro. "Vi ho riuniti per un compito importante," continua Nadar, "da cui potrebbero dipendere molte vite, e forse il destino del nostro mondo. Le gemme non sono semplici oggetti preziosi: sono sigilli che racchiudono antichi demoni. Se spezzati, le conseguenze sarebbero catastrofiche. Non possiamo permettere che cadano nelle mani sbagliate." Con questa consapevolezza, Nadar e i suoi compagni partono sulle tracce dell’uomo in nero.
La strada conduce a sud-ovest, alla montagna solitaria oltre il Grande Lago. Quando l’uomo in nero e i suoi seguaci iniziano ad inerpicarsi tra le rocce, trovano il cammino bloccato da una frana. È lì, nel silenzio solenne della montagna, che Nadar compare, accompagnato dai suoi uomini. Il mago avanza con passo deciso, fissando l’uomo in nero con occhi penetranti. Con un sorriso amaro, pronuncia per la prima volta il suo nome: "Cahir. Sospettavo fossi tu, ma non ne avevo ancora la certezza." Cahir, l’uomo in nero, sogghigna, ma un’ombra di fastidio attraversa il suo volto. "Nadar," dice, con un tono che oscilla tra il sarcasmo e il rimpianto, "ti credevo morto…" Il dialogo si trasforma presto in uno scontro verbale. Nadar smaschera Cahir davanti ai suoi uomini, rivelando la sua vera identità: un ex membro del Concilio di Magincia, bandito per le sue idee eretiche, e un consigliere dei Cavalieri Chaos, licenziato per i suoi piani estremisti di genocidio contro tutte le razze non umane. "Dimmi, Cahir," chiede Nadar, "hai rivelato ai tuoi seguaci chi sei e qual è il vero scopo della tua missione?" Le parole di Nadar hanno un effetto devastante. Alcuni uomini abbandonano subito Cahir, disgustati dalla verità appena rivelata. Altri esitano, combattuti tra la promessa di ricchezze e la consapevolezza di essere stati manipolati. Cahir, ormai consapevole di non poter sfidare Nadar, si volta verso i suoi ex compagni con un sorriso enigmatico. "Non dimenticate quello che abbiamo iniziato," dice, la sua voce appena un sussurro, "e ricordate: non tutto è come sembra." Poi, senza aggiungere altro, si allontana, scomparendo nell’oscurità. Nadar osserva gli uomini rimasti, il suo sguardo severo li passa in rassegna uno ad uno. Alcuni di loro abbassano la testa, vergognandosi per aver seguito un uomo come Cahir; altri mantengono lo sguardo alto, fieri nonostante i dubbi che serpeggiano nei loro cuori. "Avete seguito un bugiardo," dice Nadar, con voce ferma ma non priva di comprensione. "Forse lo avete fatto per avidità, forse per ignoranza. Ma ora avete una scelta. Potete tornare indietro e dimenticare tutto… oppure unirvi a noi, mettere a frutto le vostre forze e dimostrare che siete migliori di chi vi ha ingannati." Dopo un momento di esitazione, i compagni di Cahir annuiscono, scegliendo di restare. Nadar, pur sospettando che tra loro ci possano essere ancora fedeli all’uomo in nero, li accetta nella sua compagnia. "Non tradite la mia fiducia," avverte il mago, "perché non ci sarà una seconda possibilità." Con il gruppo ormai unito, Nadar avanza oltre la frana. La ricerca del passaggio è giunta al termine: nella parete della montagna si apre un varco e attraverso di esso si intravede una giungla lussureggiante e minacciosa. Gli uomini guidati da Nadar attraversano il passaggio e, con sgomento, comprendono di essere tornati nel Vecchio Mondo, sull’isola maledetta dove il comandante Roland e il suo equipaggio avevano incontrato la morte.
La ricerca delle gemme è lunga e pericolosa. Demoni e creature feroci infestano l’isola, proteggendo i segreti che essa custodisce. Molti rischiano la vita, ma alla fine tutte le gemme vengono recuperate e consegnate a Nadar. Tenendo le gemme nelle mani, il mago percepisce un potere inimmaginabile. "C’è qualcosa di strano," dice. "Qualcosa lega queste gemme al varco che si è aperto tra i mondi. Devo indagare, studiare, capire... Sento che grandi avvenimenti stanno per accadere."
Così si conclude la ricerca delle gemme. Ma la riapertura del passaggio tra i mondi ha scatenato eventi che nessuno poteva prevedere. La storia non è ancora finita.
Terza parte
Nadar ha passato giorni e notti a sfogliare testi polverosi nella biblioteca di Emperion. Ma la dura ricerca ha dato i suoi frutti. Tra le trascrizioni di antiche storie, egli ha svelato la verità sulle gemme: esse non sono soltanto sigilli in cui in tempi remoti furono imprigionati demoni ed altre creature senza nome, ma veri e propri varchi verso il mondo infernale. C’è di più: il potere che permette alle gemme di trattenere i demoni potrebbe essere incanalato diversamente, per assottigliare i confini tra i mondi, creando passaggi stabili per congiungerli. Una prospettiva allettante, ma che cela un’ombra terribile: sfruttare le gemme significherebbe rischiare di incrinare le loro difese e liberare i demoni in esse imprigionati.
"È un rischio che vale la pena correre?" si domanda Nadar, osservando le gemme che sembrano pulsare di vita propria, quasi rispondessero al suo dubbio. Ma questa decisione è troppo grande per essere presa da un solo uomo, anche se dotato della sua saggezza. Nadar sa che ha bisogno di consiglio, di confronto con menti altrettanto illuminate. Per questo ha deciso di intraprendere una nuova missione: ritrovare i superstiti del Concilio di Magincia e riunirli.
Ma radunare i membri sopravvissuti non è facile. I maghi che un tempo formavano il Concilio sono ormai dispersi: Theremal, il saggio elfico, vagabonda senza sosta, studiando e catalogando piante e animali. L’ultima volta è stato avvistato nel continente occidentale, nei pressi di Ithildor, impegnato nella ricerca di qualche bizzarra creatura; Kaelrin, la maga aragrim, che ormai preferisce definirsi scienziata, ha abbandonato la magia tradizionale per dedicarsi alla sperimentazione e all’ingegneria. Vive reclusa nel suo laboratorio a Nubla, dove lavora incessantemente alla costruzione di ingegnosi marchingegni; Zerath, l'Esule, il più sapiente dei drow, è scomparso da anni. Nessuno sa dove si trovi, ma alcuni indizi suggeriscono che sia ancora vivo, nascosto in qualche luogo remoto, lontano dagli occhi del mondo. Questi tre sono tutto ciò che rimane del Concilio.
Nadar sa che solo insieme a loro sarà possibile decidere il destino delle gemme e il futuro di tutti. Ma convincerli a unirsi alla causa non sarà semplice. Il tempo stringe, e il pericolo si accresce. Il destino dei mondi dipende dalle scelte che stanno per essere compiute.
Il reclutamento di Kaelrin
E' arrivata una missiva dal mago Nadar:
Amici miei,
Le novità sono molte e il tempo è tiranno. Ci troviamo di fronte a una svolta cruciale, e ora più che mai è di fondamentale importanza ritrovare i miei vecchi colleghi del Concilio di Magincia. Per questo, devo affidarvi una missione di grande rilevanza. Kaelrin non risponde alle mie lettere. Purtroppo, il nostro ultimo incontro non è stato dei più piacevoli, e temo che la sua proverbiale testardaggine renda le cose ancora più complicate. Tuttavia, il suo aiuto è indispensabile. Il vostro compito è recarvi al suo laboratorio nella città di Nubla e convincerla a unirsi alla nostra causa. Vi avverto: Kaelrin è una mente brillante, ma altrettanto testarda. Non sarà facile farle cambiare idea, soprattutto se crede che questa missione sia una distrazione dai suoi progetti. Dovrete essere pazienti, persuasivi e, sopra ogni cosa, determinati. Il futuro del nostro mondo potrebbe dipendere da questo. Conto su di voi.
Con stima e fiducia, Nadar
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Tra assistenti dispersi, rocambolesche visite a tane di drago e armi che si sono rivelate tutt’altro che affidabili, gli avventurieri sono riusciti nell'impresa: Kaelrin è stata convinta a unirsi alla causa. Ora, la brillante ma testarda maga aragrim fa parte della squadra, e il Concilio dei Maghi inizia a prendere forma. Ma la strada è ancora lunga, e la missione non è finita: Theremal e Zerath sono ancora là fuori, e il loro aiuto sarà indispensabile per affrontare ciò che sta per arrivare.
Il reclutamento di Theremal
E' arrivata una missiva dal mago Nadar:
Amici miei,
Ho buone notizie: Theremal è disposto a unirsi alla nostra causa! Tuttavia, c’è un problema. Non può lasciare la regione di Ithildor finché non avrà sistemato una faccenda che sembra coinvolgere certi animali che sta cercando… Non è stato molto chiaro nei dettagli, ma è stato assolutamente irremovibile su questo punto. Io, purtroppo, mi trovo lontano, impegnato nella difficile ricerca di Zerath, e non posso aiutarlo personalmente. Perciò, tocca a voi. Dovrete recarvi a Ithildor, assistere Theremal e risolvere questa questione al suo fianco. Solo così potremo contare su di lui per i compiti che ci attendono. Confido nelle vostre capacità.
Con fiducia, Nadar
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Anche Theremal si è unito alla causa! L’impresa è stata più ardua del previsto: sibilanti uomini lucertola, mandrie di uomini capra inferociti e Raptor restii alla collaborazione, ma gli avventurieri hanno affrontato ogni sfida con grande determinazione. Alla fine, tutto si è risolto per il meglio e il saggio elfico è ora parte del gruppo. Tuttavia il Concilio non è ancora completo. Zerath rimane l’ultimo tassello mancante. Nadar è però sulle sue tracce e promette di farsi vivo molto presto…
Alla ricerca di Zerath
E' arrivata una missiva dal mago Nadar:
Amici miei,
ho seguito le tracce di Zerath fino alle porte di Rogus Hell. Quale follia l’abbia spinto a scendere da solo in quell’inferno non lo so… Ma sono certo che, se è ancora vivo, si trovi nelle profondità sotto la montagna. Lì, tra le rovine della città perduta, ci sono cose più antiche e più terribili dei goblin, poteri che il mondo ha dimenticato.
Questa non è una missione che posso compiere da solo. Ho bisogno delle vostre forze e del vostro coraggio. Se vogliamo ricomporre il Concilio di Magincia non abbiamo scelta, dobbiamo affrontare le lunghe tenebre di Rogus Hell e riportare Zerath indietro.
A presto, Nadar
Le parole di Nadar lasciano poco spazio ai dubbi: il tempo stringe, e una nuova avventura attende. Rogus Hell, con i suoi corridoi labirintici, le sue creature mostruose e i suoi segreti dimenticati, chiama. Solo i più coraggiosi potranno rispondere.
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Zerath è salvo. Dopo un viaggio estenuante attraverso le rovine di Rogus Hell, sfidando goblin, ombre e demoni, gli avventurieri hanno compiuto la loro missione. Il Concilio di Magincia può finalmente ricostituirsi.
Ora Nadar e Zerath sono in viaggio verso Nubla, dove li attendono Theremal e Kaelrin. Per la prima volta dopo il cataclisma, i maghi più potenti del mondo saranno riuniti sotto un unico tetto. Ma quale decisione prenderanno?
Il potere delle gemme è immenso, il rischio incalcolabile. Le scelte che faranno determineranno il destino dei mondi. Il momento della verità è vicino.
L'apertura del portale
La decisione è presa. I mondi possono—anzi, devono—essere riuniti. Dopo lunghe discussioni, calcoli meticolosi e non poche esitazioni, il Concilio riunito ha trovato la risposta: unendo la magia e la tecnologia, il potere delle gemme può essere controllato. Non come arma, non come sigillo, ma come chiave. A Nubla, fuori dalle mura della città—perché con simili forze in gioco non si sa mai cosa potrebbe accadere—Kaelrin lavora senza sosta. Armeggiando con ingranaggi, rune e formule arcane, la maga aragrim sta costruendo il portale che servirà da ponte tra i mondi. Quando sarà completato, i maghi si riuniranno ed unendo i loro poteri schiuderanno le gemme. Se tutto andrà secondo i piani, il tessuto che separa il vecchio e il nuovo mondo non si squarcerà in modo catastrofico, come accadde durante il cataclisma. Non ci sarà caos e distruzione. Al contrario, si aprirà un passaggio stabile, un fiume di energia tra i mondi, navigabile e controllabile. Il rischio è immenso, le incognite molte. Ma vale la pena tentare.
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Mentre Nadar e Kaelrin si dedicano ai preparativi e Zerath, ancora provato dalla prigionia a Rogus Hell, si ristabilisce, Theremal si aggira tra le dune fuori dall’oasi di Nubla, alla ricerca di erbe e fiori. Poi qualcosa lo blocca. Tra le rocce, una presenza. Un movimento. Un’ombra. Una figura incappucciata appare all’improvviso. Theremal si irrigidisce. I suoi occhi si stringono. “Tu!” Un sussurro, una parola di potere. Un lampo. Poi, silenzio.
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Manca poco al grande giorno. Gli avventurieri che hanno reso tutto questo possibile sono invitati all’apertura del portale. L’eccitazione è grande, l’aria carica di aspettativa. Il momento atteso sin dal giorno del cataclisma sta per arrivare.
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Il sole cala su Nubla, incendiando l’orizzonte con bagliori rossastri. Fuori dalle mura, immerso nel silenzio del deserto, il portale si erge maestoso: un intreccio di rune, metallo e pietra, un artefatto magico e tecnologico costruito per incanalare forze che pochi al mondo osano maneggiare. Sette piedistalli lo circondano, vuoti, in attesa delle gemme che custodiscono il potere di ricongiungere i mondi. Attorno a esso si è radunata una piccola folla, in attesa.
Nadar avanza e prende la parola. Il suo volto è segnato dalla stanchezza, ma la sua voce è ferma, risoluta. Alla sua destra, Zerath, il volto imperscrutabile. Alla sua sinistra, Theremal, silenzioso. Poco più indietro, accanto ai macchinari, Kaelrin osserva con occhi attenti la sua creazione.
"Amici, il momento è giunto. I rischi sono grandi, ma il tempo delle esitazioni è finito. Apriremo il varco verso il vecchio mondo. Kaelrin ha costruito questo portale per incanalare il potere delle gemme e dirigerlo verso Magincia, là dove la magia di Sosaria è sempre stata più forte. Questa sarà la porta tra i mondi. Le gemme, la chiave. Ora allontanatevi… il rituale deve avere inizio."
Un silenzio carico di tensione avvolge l’aria. Kaelrin si avvicina ai piedistalli ed inizia a posare le gemme. Una a una, con mani ferme. Man mano che le pietre vengono collocate, Nadar pronuncia formule arcane, parole che vibrano come corde tese:
"Zarrath un'vel, nor'khaal aethir!"
"Vorthan su'kai, eldar rhen'kaal!"
"Sul'vaar, nem'ethis koraal!"
"Rylthos ek'shaan, ul’thar ven'kai!"
"Kel'nath dor'aan, thal'mor vel'kaar!"
"Aeth'rin mor'kai, ull'vesha torkan!"
Ad ogni formula, le gemme si accendono di una luce innaturale, pulsante. L’energia cresce, il portale vibra. Quando Kaelrin posa l'ultima gemma -la rossa- sul piedistallo, una risata sgraziata lacera il silenzio.
Theremal ride.
Nadar si volta di scatto. "Theremal… che stai facendo?"
L’elfo sorride, ma il suo volto tradisce solo malizia. "Sciocchi… mi avete solo facilitato il lavoro."
Il suo corpo si deforma. I lineamenti si dissolvono in una maschera informe. Theremal non è mai stato lì. Dall’illusione emerge Cahir, il volto illuminato da un sorriso crudele.
"Cahir!" urla Nadar, mentre l’uomo in nero scatta verso la gemma.
"FERMATI!"
Troppo tardi. Con un movimento fulmineo, Cahir afferra la gemma rossa, si volta verso gli uomini che gli sbarrano la strada e lancia un lungo fischio. Un cavallo arriva al galoppo, con un balzo Cahir gli monta in groppa e fugge tra le dune. Gli uomini lo inseguono, lo accerchiano. Lo colpiscono. Cahir crolla a terra, ma quando lo raggiungono… trovano solo le sue vesti vuote.
Un trucco vile. Cahir è già lontano. La sua risata si dissolve nel vento. La sua voce riecheggia come un presagio funesto: "Ci rivedremo…"
All'improvviso un tremito scuote il portale. La struttura vibra, minacciando di collassare. L’aria si riempie di elettricità. "Il portale sta diventando instabile!" grida Nadar, ma la sua voce è sovrastata da uno stridio metallico. Crepe nere si aprono nell'aria, serpeggiando come vene d'ombra nel tessuto stesso della realtà. Un vento gelido soffia dal nulla, portando con sé il fetore della corruzione. Poi, d’un tratto, l’oscurità si spalanca. Dal vuoto emergono artigli di tenebra, zanne infuocate, mostruosità striscianti pronte a divorare tutto ciò che incontrano.
"Difendete il portale!" grida Nadar. "Fermate i demoni!"
Lo scontro è feroce. Zerath erge una barriera intorno al portale, Kaelrin bersaglia di incantesimi le creature che osano avvicinarsi troppo. Alle porte di Nubla si scatena una battaglia tra mortali e creature infernali. Lame luccicano nella luce del tramonto, frecce fischiano nell'aria, parole di potere vengono pronunciate. I demoni arretrano.
"Ricacciateli nel vuoto da cui sono usciti!" urla Zerath.
Uno a uno, i varchi vengono sigillati. La minaccia è sventata.
"Manca una gemma…" sussurra Nadar, ancora ansimante. "Senza di essa…"
Poi, una scintilla di intuizione gli attraversa lo sguardo. "Forse… c’è un’altra possibilità."
Si volta verso i guerrieri reduci dalla battaglia appena combattuta: "Mi serve un oggetto che abbia un forte legame con il vecchio mondo!"
Tutti frugano nei propri averi, presentano ciò che hanno. Nadar sceglie un antico cimelio, il simbolo di un’epoca svanita. Lo posa sul piedistallo vuoto. "Userò il mio potere per stabilire il legame. Il mio corpo e questo oggetto sostituiranno l'ultima gemma."
Ripete le formule. L’ultima risuona come un colpo di tuono: "Zaar'eth, meld'uun… APRITI!"
Un’esplosione di luce, che poi pian piano si attenua. Oltre il portale, tra i bagliori tremolanti, prende forma una città immersa nella luce dorata: ampie strade di arenaria si snodano tra maestosi palazzi di pietra chiara, le loro facciate ornate di archi e bassorilievi. Alte palme frondose ondeggiano alla brezza marina, proiettando ombre danzanti sui vicoli assolati. Il varco tra i mondi è aperto.
Nadar vacilla, esausto. "Ce l’abbiamo fatta…" Zerath lo afferra prima che cada. "Kaelrin, portalo al sicuro nel tuo laboratorio."
Kaelrin si allontana, sorreggendo Nadar esausto, mentre Zerath si volge verso i presenti. "Il varco è aperto. È tempo di oltrepassarlo." Con passo sicuro, senza esitazione, si dirige verso il portale e lo attraversa.
Un bagliore accecante lo avvolge. Quando i suoi occhi si abituano, si rende conto che non è la luce del sole a illuminare le strade di Magincia, ma le fiamme degli incendi. L’aria è intrisa dell'odore acre del fumo, ombre bestiali si muovono tra le vie. I demoni, fuoriusciti dal vuoto, sono giunti anche lì. "Ho atteso a lungo questo momento…" sussurra Zerath. Poi la voce si fa un ordine, si rivolge a coloro che l'hanno seguito attraverso il portale: "La città è invasa. LIBERIAMOLA!"
I combattenti avanzano. Gli scontri infuriano tra i vicoli e le piazze. Il sangue dei demoni imbratta le pietre secolari. Passo dopo passo, Magincia viene strappata all'oscurità che l'ha avvolta.
Quando la battaglia è finita, i combattenti, esausti, si radunano sulla spiaggia intorno al portale. Zerath è seduto sui gradini di pietra, un taglio sanguinante gli attraversa il viso. Kaelrin, seduta al suo fianco, pronuncia una formula magica e la ferita si rimargina.
Poi, rivolta ai presenti: "Nadar sta bene. Vi manda i suoi saluti."
Zerath annuisce: "Il giorno atteso dal cataclisma… è finalmente giunto. Il vecchio mondo è di nuovo nostro."
Poi, un’ombra sbuca dal portale, incespicando. Theremal. Vivo. Nudo. Con solo il suo cappello. Kaelrin sospira: "Theremal… questa volta sei tu, vero?" L’elfo abbassa lo sguardo: "Sì. Cahir mi ha intrappolato con la magia e ha preso il mio aspetto. Mi ha colto di sorpresa. Mi dispiace amici." Zerath stringe i pugni. "Dovremo affrontare Cahir. Ma non ora… Ora è il momento di festeggiare."
Qualche giorno dopo…
Sul molo di Magincia, il mare leva il suo eterno canto. Nadar fissa le onde, gli occhi chiusi. Al suo fianco, Kaelrin. "Lo senti anche tu, vero?" dice il mago. "Sì." "Qualcosa non va… È nell’aria, nella terra, nella magia stessa. Come se…" Si interrompe. "Come se cosa?" domanda Kaelrin."Si diceva che ogni mondo avesse uno spirito, una voce che solo pochi erano in grado di ascoltare. Io ricordo nitidamente quella di Sosaria, prima del cataclisma. Ora è mutata… È un lamento." Nadar apre gli occhi, scuri come il fondo dell’oceano. "Molti vorranno tornare, cosa troveranno oltre queste rive?" domanda Kaelrin. "Non lo so", risponde Nadar. "Ma temo che il nostro compito non sia ancora finito."