Storia del Mondo
Demons and Wizards è stato creato nel 1998 e, nel tempo, molte delle sue caratteristiche sono cambiate. Tra queste, anche l’ambientazione. Nello scrivere le storie che seguono lo staff ha cercato di dare continuità al passato, ma al tempo stesso di inserire in un quadro coerente i nuovi elementi di gioco, tra cui la mappa dedicata creata esclusivamente per questo Shard. Le storie sono volutamente vaghe e ammantate da un’aura leggendaria, così da dare ad ogni giocatore, vecchio o nuovo che sia, un contesto in cui agire, ma anche la facoltà di ritagliarsi il proprio spazio nel mondo e creare una storia al proprio personaggio....
Storia Antica
La Storia è divisa tra Storia moderna , in cui sono narrati gli eventi che portarono alla venuta nel nuovo mondo e la Storia Antica che è una raccolta delle vecchie storie, per chi ha nostalgia dei tempi che furono.
Storia Moderna
Il Cataclisma e le Sette Razze nella Nuova Era
STORIA DEL CATACLISMA E DELLE SETTE RAZZE NELLA NUOVA ERA
I bambini si radunarono intorno al vecchio che, seduto di fronte al fuoco, scrutava le fiamme, perso nei suoi pensieri. “Nonno, nonno”, gridarono i bambini, “raccontaci una storia.” L’uomo non si mosse. “Nonno”, insistettero i bambini, “vogliamo una storia, ti prego, nonno, una storia.” Con un sospiro egli si voltò. “E che storia volete che vi racconti?” domandò. “La storia di come siamo giunti in questo mondo”, risposero i bambini. “Ma l’avete già sentita decine di volte”, obiettò il vecchio. “Non volete che vi racconti una storia nuova?” “Nooo!” ribadirono i bambini all’unisono. “E va bene, d’accordo”, cedette l’uomo sorridendo. Si schiarì la voce ed iniziò a raccontare. “Dovete sapere che, tanto tempo fa, quando io ero un bambino come voi, ci fu una guerra terribile. Gli eserciti si scontravano nelle pianure, le città bruciavano, per le strade e nelle campagne non si udivano altro che urla di rabbia e pianti disperati. Una notte io e i miei fratelli fummo svegliati da un rombo cupo che faceva tremare le pareti e tintinnare i vetri delle finestre. Sembrava un tuono, ma non finiva mai. In quel momento mio padre spalancò la porta e ci condusse fuori. Fu allora che lo vidi…” Il vecchio esitò. “Uno squarcio, da una parte all’altra del cielo. Più nero della notte. Un abisso di oscurità. Era da lì che proveniva il rombo… Io lo fissavo e, d’un tratto, mi sentii cadere. Cadevo verso il cielo, verso quell’oscurità catramosa e senza fondo...” Il vecchio si interruppe di nuovo. “In seguito tutti si accusarono a vicenda di aver scatenato quel potere spaventoso. Gli umani accusarono gli aragrim. Gli aragrim puntarono il dito contro gli elfi… Ma la verità è che nessuno seppe mai com’era successo. I responsabili o erano periti nel cataclisma o si erano persi per sempre tra i mondi. E quando la tessitura dello spazio e del tempo si ricucì, il mondo, il vecchio mondo, era ormai perduto.” L’uomo tacque per un attimo ed osservò i bambini che, accoccolati ai suoi piedi, attendevano in silenzio il proseguimento della storia. “I primi tempi furono molto duri… Avevo perso mio padre, e i miei fratelli. Noi superstiti, affamati e smarriti, vagavamo per le strade di un mondo che allora ci era sconosciuto. Scoprimmo numerose città, grandi e magnifiche, completamente vuote. Non rimaneva alcuna traccia di chi le avesse costruite, se non per i ritratti e le statue che adornavano piazze e palazzi. Ci accorgemmo così che coloro che le avevano abitate erano esseri simili a noi.” Il vecchio riprese dopo un istante. “Alla fine, comunque, i tempi brutti finirono. Gli uomini, si sa, sono resilienti e poco alla volta rendemmo questo mondo la nostra nuova casa. La terra era fertile, i fiumi pieni di vita, le città che avevamo ereditato un rifugio sicuro contro le tenebre della notte. Presto le lacrime lasciarono il posto ai sorrisi ed imparammo ad orientarci sotto il nuovo firmamento. Ad un’unica cosa non ci abituammo mai, ma questo… Non potete capirlo…” Il vecchio smise di parlare. “Cos’è che non possiamo capire?” chiesero i bambini. “È … È difficile da spiegare…” balbettò il vecchio. “Le voci. Le voci degli dèi. Le voci che ci avevano accompagnato da sempre… Si erano zittite. Gli dèi non avevano mai varcato la soglia del nuovo mondo.”
Il fuoco scoppiettava nel camino. L’uomo si alzò e con l’attizzatoio rivoltò i ciocchi di legna che sprizzarono faville. “Si sta facendo tardi”, disse. “È quasi ora di andare a dormire.” “Non ancora”, piagnucolò un bambino. “Prima un’altra storia”, aggiunse un secondo. Il vecchio emise un rumoroso sospiro e sedette di nuovo di fronte al fuoco. “Che storia volete sentire questa volta?” “Quella dei sette popoli della terra.” “Molto bene, e da chi volete che inizi?” “Dagli elfi”, risposero i bambini con trepidazione. “Gli elfi… Abitatori dei boschi, abilissimi guerrieri. Sapete cosa si diceva degli elfi, quand’ero piccolo? Che il loro mondo di origine non fosse il nostro vecchio mondo, ma che essi provenissero dalle stelle. Si diceva che nelle notti serene essi salissero sulla cima degli alberi di Yew, la loro città arborea, e scrutassero il cielo del nord alla ricerca di un piccolo astro azzurro. E che a quell’astro elevassero canti e lamenti fino al sorgere dell’aurora. Si diceva anche che un frammento di quell’astro fosse celato nel cuore del loro regno e che da esso derivasse il loro splendore e la loro vita imperitura.” “Possiamo vedere la stella azzurra degli elfi?” chiese un bambino. “Purtroppo no”, rispose il vecchio. “Dal nostro cielo notturno, neanche il più acuto osservatore è mai riuscito ad osservarla. Ma gli elfi dicono che un giorno essa brillerà di nuovo ed allora tutti noi potremo fare ritorno a casa.”
“E ora? Di chi parliamo?” “Dei messaggeri dell’inverno”, esclamarono i bambini. “I messaggeri dell’inverno… Gli arctica…” bisbigliò il vecchio. “Li avete mai incontrati? Hanno la pelle fredda come il ghiaccio e gli occhi rossi come braci incandescenti. C’è più magia in un loro dito di quanta se ne trovi nell’intero Concilio dei Maghi di Emperion. Il fatto è che non sono mortali. Voglio dire, non è che non si possano uccidere: puoi farlo, se ci riesci… Ma poi essi ritornano. Dopo il cataclisma nessuno li aveva più visti e si pensava che fossero svaniti insieme al vecchio mondo, ma poi iniziarono a riapparire, su al nord, tra i ghiacci e le nevi di Kriselia. E questo non è affatto un buon segno perché si dice che gli arctica appaiano nel mondo solo quando le porte dell’abisso si stanno per spalancare e che è loro destino combattere il male finché l’ultimo oscuro non sarà sconfitto. Ma, ahimè, è inutile chiedere loro quale sia la verità, visto che non sono tipi particolarmente loquaci.” “Chi sono gli oscuri, nonno?” domandò un bambino. “Esseri tenebrosi e malvagi”, rispose l’uomo, “incatenati nel profondo tanto tempo fa. Le leggende dicono che, prima dell’inizio dei tempi, ci fu una grande guerra tra due stirpi di dèi: i venerabili, esseri beati conosciuti anche come luminosi, e gli oscuri. La guerra era interminabile e stava portando entrambe le stirpi all’estinzione. Alla fine alcuni luminosi, facendo uso dei propri poteri, relegarono i loro nemici oltre i confini del mondo, ma così facendo consumarono il proprio spirito vitale e come meteore precipitarono dai cieli. Caddero nelle terre innevate del nord e là i loro spiriti rimasero intrappolati nei ghiacci, sprofondati in un sonno senza sogni, dimentichi della propria origine e dimenticati da tutti. Le epoche si susseguirono, grandi regni caddero e finirono nella polvere, quando le porte dell’abisso si dischiusero e alcuni oscuri fecero ritorno nel mondo, anche i luminosi caduti si risvegliarono. Ma essi non erano più le creature divine di un tempo, bensì esseri mortali, fatti di pelle, ossa e… ghiaccio.” Un grido di stupore si levò dai bambini. “Già, proprio così: erano gli arctica. Dato che essi apparivano tra i mortali ogni volta che grandi calamità squassavano il mondo, il loro nome divenne ben presto sinonimo di sventura, ma c’è da dire che i loro poteri sono davvero formidabili. Essi combatterono a fianco di Gilian, l’ultimo grande re degli uomini, quando nel vecchio mondo egli sconfisse Exar il distruttore, uno degli oscuri. Ora però una domanda sorge spontanea: gli arctica sono apparsi anche in questo mondo, ciò significa che gli oscuri stanno per riemergere dalle sue profondità?”
Proprio in quel momento il soffio del vento fece tremare le imposte e tutti rabbrividirono. “Non temete, spesso i cantastorie hanno la tendenza ad esagerare e molte leggende… Beh, sono solo leggende.” “A chi tocca ora?” "Raccontaci degli uomini, nonno." "Gli uomini..." disse il vecchio. "Capaci di imprese grandiose e di terribili nefandezze. Grandi condottieri, cavalieri mirabili, ma incapaci di vivere in pace. Lo stesso Gilian, il grande re, l'amico degli elfi che aveva unito i due popoli sposando Namiel, la dama dei boschi, colui che aveva sconfitto Exar e aveva reso gloriosa la sua stirpe, alla fine fu corrotto dal potere e dall'avidità. Perì, dopo aver scatenato una guerra insensata, per mano di coloro che un tempo aveva chiamato amici. Dopo di lui nessuno fu altrettanto grande. Dovete sapere che nella sala del palazzo di Emperion, intorno alla tavola dei cavalieri, rimane uno scranno vuoto. Vuoto ed in attesa che un nuovo re si faccia avanti, ma nessuno, nel vecchio e nel nuovo mondo, si è ancora rivelato degno di tale titolo. Tanti ci hanno provato, ma alla fine tutti sono caduti in disgrazia... Credete a me, è meglio così: il potere di un re è troppo grande e alla fine anche il più forte degli uomini finisce vittima delle sue stesse ambizioni."
“È vero che un tempo anche i vampiri erano uomini?" chiese un bambino. Il vecchio allungò le mani verso le fiamme del camino e si piegò sulla sedia. "Questa è una triste storia", disse. "Ed inizia tanto tempo fa, quando gli uomini erano una razza giovane e su cielo e terra dominavano gli ultimi venerabili. Gli uomini li adoravano come dèi, ma da parte loro i venerabili, spaventati dal potere che vedevano emergere nei mortali, trattavano questi ultimi come schiavi. Alcuni venerabili, conosciuti in seguito come nephilim, ebbero tuttavia compassione degli uomini e, mescolandosi a loro, fecero loro dei doni. L’arte di lavorare i metalli o di allevare i cavalli furono tutti doni fatti dai nephilim. Quando gli altri venerabili scoprirono cos’era accaduto, la loro reazione fu terribile. I nephilim furono cacciati e perseguitati, annientati uno ad uno. Evenshir fu l’ultimo dei nephilim e, vedendo avvicinarsi la fine, volle fare agli uomini un dono estremo. Prima di scomparire, scelse una ragazza tra i mortali, Meera, e le cedette l’immortalità.” Il vecchio smise di raccontare. “E poi che successe?” domandò un bambino. “Il dono di Evenshir era imperfetto. Meera aveva ottenuto l’immortalità, ma ad un prezzo terribile, perché solo col rito del sangue la sua esistenza poteva perpetuarsi. E così ella imparò a nascondersi tra le ombre, lontano dalla luce del giorno, e vagò in solitudine per le terre e tra le epoche, silenziosa come un soffio di vento, trasmettendo il suo dono ad altri. Nel corso dei secoli la stirpe dei vampiri cominciò a diffondersi. Dapprima essi erano pochi e senza un nome, esseri solitari in bilico sul precipizio che separa la vita dalla morte, perduti in un eterno crepuscolo, ma ben presto la loro forza crebbe. Il giorno in cui Meera scomparve, il potere della stirpe dei vampiri rivaleggiava ormai con quello degli altri popoli del vecchio mondo. “Dov’è finita Meera?” domandò un bambino. “Si dice che piombò in un sonno profondo e senza sogni, simile alla morte, perché il peso delle epoche che si susseguivano e la tristezza di quella vita senza fine era ormai diventato insopportabile. Di lei si perse ogni traccia ben prima che il cataclisma sconvolgesse i mondi.”
“Ora ci parli dei drow, nonno?” chiese un bambino. Il vecchio rifletté per un attimo. “Così come gli uomini sono i signori delle terre di superficie, i drow sono i padroni del sottosuolo. Nessuno, uomo o elfo, dio o mortale, ha mai varcato in armi le soglie delle fortezze sotterranee ed è tornato per raccontarlo. Anche gli oscuri temevano i drow. Questi invece, all’apice della loro potenza, misero a ferro e fuoco i regni di superficie, incendiarono gli alberi di Yew, si impossessarono della ricca Minoc, rasero al suolo Vesper e assediarono Britain. Tutto ciò accadeva nel vecchio mondo, ma anche oggi, in tempo di pace, solo uno sciocco metterebbe piede nel labirinto di Velglarn sperando di uscirne vivo.” “Come sono fatte le città dei drow, nonno? Ed è vero che la dea Lloth è un grosso ragno?” L’uomo si mise a ridere. “No, figliolo. Dea Ragno è solo l’appellativo con cui Lloth veniva chiamata, ma non era un grosso ragno. In realtà si dice che fosse bellissima, con la pelle scura come l’ebano e occhi brillanti come le stelle. Anche le città sotterranee dei drow, stando ai canti dei menestrelli, erano meravigliose. Alte colonne di pietra che si innalzavano come foreste d’alberi, aule spaziose sulla cui volta luccicavano pietre preziose come se fosse un firmamento di stelle e fuochi multicolori che ardevano nelle gallerie…”
Il vecchio interruppe il suo racconto e si alzò dalla sedia, si avvicinò ad uno scaffale e, da una bisaccia di pelle, estrasse una manciata di polvere bianca. Poi tornò verso il camino e gettò la polvere sui ceppi ardenti. Il fuoco ruggì e scintille colorate sprizzarono da ogni parte, facendo fuggire i bambini verso l’altro capo della stanza. “Non abbiamo ancora parlato degli efreet”, sentenziò il vecchio. “I figli del fuoco”, sussurrarono i bambini. “Proprio loro. Creati dagli oscuri per farne i propri servi, forgiati dalla roccia inanimata, modellati ad immagine dell’uomo, ma più forti, più resistenti ed infusi della magia del fuoco. Esseri concepiti con l’unico scopo di obbedire ciecamente agli ordini dei loro padroni e portare devastazione nelle terre dei mortali.” Il vecchio fece una pausa. “Ciò che gli oscuri però non immaginavano è che i loro servi, un giorno, si sarebbero ribellati… Il germe della rivolta fu gettato da Helel, l’ultimo ed il più saggio di tutti i venerabili. Egli scese in gran segreto nella forgia abissale, dove gli oscuri si stavano cimentando nell’atto di creare gli efreet, ed infuse in ogni effigie di pietra un frammento del proprio cuore. E così, quelli che non dovevano essere altro che meri automi asserviti al giogo dei propri signori, nacquero con un pezzetto di anima che pian piano crebbe, si radicò e alla fine portò gli efreet al risveglio. Esso avvenne quando gli oscuri emersero dall’abisso per portare la guerra nel mondo. Scagliati contro gli eserciti dei popoli di superficie, gli efreet perivano a centinaia, a migliaia, e per ogni morte la rabbia cresceva dentro di loro. Finché Kratos, il cui ricordo ancora oggi è vivo tra gli efreet, rivolse la propria lancia contro Exar, signore di tutti gli oscuri, e lo affrontò a duello. Exar rise quando il suo servo osò sfidarlo, ma i colpi di Kratos erano terribili quanto la sua ira e presto l’oscuro fu costretto a retrocedere. Quando la lancia di Kratos lo trafisse, Exar urlò di dolore e si scagliò con tutte le sue forze contro l’efreet. I due caddero a terra, la lancia si spezzò, Exar afferrò la testa di Kratos tra le mani e, maledicendolo, la fracassò. Quando l’oscuro si rialzò in piedi, vide che tutti gli efreet lo stavano osservando. Essi lasciarono cadere a terra le armi e, in silenzio, se ne andarono. Da quel giorno essi furono liberi.”
“E così siamo quasi giunti alla fine della storia”, disse il vecchio. “Rimane un solo popolo.” “Gli astuti aragrim”, esclamò un bambino. “Già, -astuto come un aragrim- si dice. D’oro la sua pelle, d’oro le sue tasche. Ma gli aragrim non sono solo dei mercanti”, spiegò. “Arrivarono in un’era lontana, da un’isola al di là del mare orientale e portarono con sé grandi meraviglie. Essi erano maestri della metallurgia, dell’alchimia, dell’arte di plasmare la pietra e di infondere movimento nella materia inanimata. Si diceva che nella loro terra di origine le città, di notte, fossero illuminate da migliaia di luci che brillavano senza bruciare e che essi potessero dialogare a grande distanza, senza bisogno di spostarsi e senza l’uso della magia. Sfruttando le proprie conoscenze essi avevano reso i propri corpi più longevi e resistenti alla fatica e alle malattie -ecco il perché della pelle dorata-, ma la loro continua sete di scoperte alla fine li aveva portati alla rovina…” Dopo una pausa, l’uomo riprese. “Gli aragrim non parlano volentieri della tragedia che li costrinse ad abbandonare la loro isola. Si sa solo che, nella fuga precipitosa, tanta parte del loro sapere e della loro tecnologia andò perduta per sempre. Quando arrivarono sulle loro navi, colme di marchingegni e strani strumenti, i popoli del continente accolsero gli esuli con benevolenza. Gli aragrim, stabilitisi nelle città, avviarono industrie senza eguali e commerci fiorenti, accumulando ben presto grandi ricchezze, ma senza rivelare a nessuno i segreti delle loro arti. Per questo motivo non sono mai stati particolarmente amati…” È vero che gli aragrim pensano solo a sé stessi?” domandò un bambino. “In parte è così. Essi non presero mai le parti di nessuno, se non quando il destino del mondo stesso era in pericolo. Furono infatti gli aragrim a creare le gemme del potere in cui furono intrappolati gli spiriti degli oscuri, alla fine della grande guerra contro Exar, e la spada brandita da Gilian era stata forgiata da un fabbro aragrim. Ma furono sempre gli aragrim a vestire d’argento la matrona Jarla, quando i drow assediarono Britain… Nubla, la città dorata, è oggi il luogo più pacifico del nuovo mondo, poiché nessuno vuole inimicarsi gli aragrim e perdere così l’accesso ai frutti del loro sapere.”
“Bene, eccoci giunti alla fine”, disse il vecchio. “E non chiedetemi di raccontare un’altra storia perché non lo farò!” “Nonno, ma tu come fai a conoscere tante cose?” “Sai figliolo, quando ero più giovane ho percorso il mondo in lungo e in largo… Ogni giorno una nuova avventura, ma alla fine, ahimè, il tempo presenta sempre il suo conto. Quando raggiungerete la mia età, avrete anche voi innumerevoli storie da raccontare… Ora a dormire, non voglio sentire un’altra parola fino a domattina!” I bambini abbracciarono il vecchio e salirono la scala verso le camere. L’uomo, rimasto solo, aprì silenziosamente la porta di casa ed uscì all’aperto. La notte era serena, le stelle brillavano, un vento leggero faceva frusciare le fronde degli alberi. Una figura ammantata uscì dalle ombre. “Ho colto qualche imprecisione nella tua storia”, disse. Il vecchio rise. “Certe cose è meglio non rivelarle, non credi?” “Forse, ma dimmi, dopo tutto questo tempo, ne è valsa la pena?” L’uomo si fece più serio. “Rinunciare all’immortalità, avere una famiglia, dei figli e un giorno inevitabilmente morire?” Sorrise. “Sì, ne è valsa la pena.”
Storia Antica
Gli Anni della Guerra I | Gli Anni della Guerra II | Gli Anni Bui
GLI ANNI DELLA GUERRA I
Negli anni successivi alla riconquista di Britain il mondo rifiorì. Le città furono fortificate, le foreste, libere dai nefasti influssi delle creature della Notte, tornarono verdi e rigogliose ed i commerci ripresero. Per molto tempo i Vampiri e gli Elfi Oscuri scomparvero, inghiottiti dalla stessa tenebra che li aveva generati, mentre gli Orchi vennero ricacciati verso le paludi.
Fu in questo periodo che dalle lontane terre d'Oriente giunse un misterioso popolo di mercanti: gli Aragrim. Esuli dalla loro terra natale, essi si stabilirono nella fiorente Magincia, che ben presto si trasformò in un centro di scambio per genti di tutte le razze.
In quest'epoca di pace i regni di superficie acquistarono nuovo potere e non ci volle molto tempo perchè le antiche dispute ricominciassero. Un rinnovato esercito Chaos, dalla roccaforte di Vesper, si scontrò ben presto contro le milizie Order e molto sangue fu versato per le strade della Capitale Britain.
Fu così che il desiderio di riconquistare il potere perduto offuscò ancora una volta gli occhi degli uomini ed essi non videro sopraggiungere il male quando esso, nuovamente, fece ritorno.
La tenebra iniziò a diffondersi senza che nessuno se ne accorgesse: tra le montagne di Britain, in una notte cupa, una parete rocciosa si frammentò, come scossa da una misteriosa essenza, e un demone dei tempi antichi fece ritorno nel Mondo. Egli era uno dei servi di Exar, l'Oscuro Sire che nei tempi antichi aveva portato odio e distruzione nel Mondo. Exar, sconfitto dalle forze di Uomini ed Elfi, era stato imprigionato nelle Splendenti, magici manufatti di cui ormai nessuno conservava memoria. Ma, per quanto prigioniero, il suo spirito aveva perdurato ed ora egli era tornato.
I servi di Exar furono inviati ai quattro angoli del globo alla ricerca delle Sette Gemme: solo riunendole e spezzando la magia che lo teneva incatenato, il Signore della Distruzione sarebbe potuto tornare nel pieno del suo vigore.
Le prime due Splendenti, dimenticate ed incustodite, caddero ben presto nelle grinfie delle Forze Oscure. Una terza Gemma era vegliata dai Monaci dell'Abbazia di Yew: nottetempo un manipolo di guerrieri delle tenebre raggiunse il Monastero e fece strage dei guardiani della Gemma.
Ormai il potere dell'Abisso stava crescendo e i segni di un male incombente cominciarono a manifestarsi per le vie del mondo: le notti divennero più cupe, le creature malvagie infestarono i boschi e nuvole di tempesta si addensarono sopra le montagne di Britain.
La notizia della strage dei Monaci giunse ben presto alle orecchie di Nadar, un anziano e potente mago, le cui origini sono tuttora misteriose. Prima della Guerra dei Draghi, Nadar aveva fatto parte del Bianco Consiglio e la sua saggezza gli mostrò, negli ultimi avvenimenti, i segni inequivocabili del ritorno dell'antico Nemico. Il vantaggio delle forze delle Tenebre era grande e bisognava subito correre ai ripari o una nuova epoca di Dolore e Disperazione avrebbe avvolto il Mondo.
Nadar riuscì, ottenendo la fiducia di un manipolo di eroi, a riconquistare una delle Sette Splendenti, prima che essa cadesse nelle mani del Nemico. Poi l'anziano mago rivelò agli uomini il pericolo che incombeva su di loro: solo unendosi sotto un'unica bandiera i popoli di superficie avrebbero potuto far fronte a questa minaccia. Nadar partì per la Capitale dove chiese udienza per essere ricevuto da Lord British, il Sire Order.
Intanto le maglie dell'Ombra si diffondevano sempre più: grazie al potere racchiuso nelle tre Splendenti i Servi del Male risvegliarono da un sonno millenario il Fabbro degli Inferi. Questo demone ancestrale, liberato dal torpore, ricostruì col suo fuoco oscuro il grande Portale dell'Abisso, la soglia attraverso cui gli eserciti infernali avrebbero fatto ritorno in superficie. Il Portale si sarebbe dischiuso solo versando sulle sue fondamenta sangue innocente, in un rituale oscuro e blasfemo.
Mentre tutto questo accadeva nelle lande del continente, molto lontano, tra i ghiacci della terra dell'Eterno Inverno, un'antica leggenda riprese vita. Dal profondo dei ghiacci, risvegliati quando le porte di Sargass si erano dischiuse, gli Arctica, svaniti ormai da un'epoca, fecero ritorno. La maledizione che gravava sulla loro stirpe li richiamava in vita ogni volta che gli Shra camminavano per le vie del Mondo: ora i demoni erano tornati e la lotta era destinata a ricominciare. L'antica fortezza del popolo dei ghiacci giaceva sepolta da secoli nelle profondità della terra, nell'unico luogo dove essa era al sicuro dalle razzie degli altri popoli, durante il periodo del lungo sonno. Solo focalizzando i loro poteri arcani nei Globi degli Elementi, antichi artefatti magici, gli Arctica avrebbero potuto ricostruire Keram, ma i Globi erano stati celati e così essi partirono alla loro ricerca.
La notizia del ritorno degli Arctica non era ancora giunta nelle città del continente, che in quel periodo erano pervase da una forte eccitazione mista a paura. Messi inviati da Lord British erano giunti in ogni città e villaggio, avvertendo i governanti di un grave pericolo che minacciava Sosaria. Una grande Adunata era stata indetta dal Sire Order che, avvertito da Nadar, si era avveduto dell'immenso pericolo che presto li avrebbe colpiti. Un messaggero raggiunse anche la roccaforte delle Forze Chaos: Vesper, ma non fece in tempo a consegnare la missiva, poichè fu catturato da uno dei più temibili inviati di Exar, il Messo Oscuro, voce del Signore delle Tenebre.
Lord Blackthorne, di ritorno da un viaggio, incontrò i suoi Generali nella Torre di Vesper e, durante questa riunione, qualcosa di oscuro accadde. Il Messo di Exar riuscì a soggiogare la volontà di Lord Blackthorne e per suo tramite anche i Cavalieri del suo esercito.
Fu così che, alla grande Adunata di Britain, un gruppo di Cavalieri Chaos, sotto le spoglie di alleati in dolorosi frangenti, perpetrarono il tradimento che portò le forze del bene alla rovina. Indagando sulle mosse dei suoi servi, gli Arcimaghi Bianchi avevano infatti svelato il tetro piano di Exar. Egli desiderava richiamare dall'abisso un grande esercito demoniaco per iniziare la grande Guerra contro i regni della Luce. Per permettere a questo grande esercito di passare il confine che separa l'Abisso dalle terre di superficie, in una notte senza luna i servi del Male avrebbero dovuto perpetrare un sacrificio. Era dunque in quella Notte che le forze Luminose avrebbero dovuto fronteggiare le forze del Male. Al grande Concilio di Britain, Cavalieri Umani, Guerrieri Elfici e Combattenti delle Razze Luminose sancirono un patto per affrontare Exar.
Da questo patto nacque la Legione Dorata, divorata come un cancro dal tradimento di Lord Blackthorne. Allo stesso tempo lo Spirito incorporeo di Exar ordinò ai suoi servi di radunare un'armata per difendere il rituale e così, negli oscuri cunicoli di Wind, per le vie notturne di Evernight e ovunque le forze della Notte erano potenti, i servi striscianti di Exar trovarono schiavi per combattere la sua battaglia, radunandoli in quello che fu chiamato Esercito Nero.
La Notte del Sacrificio si avvicinava e un triste accadimento indebolì ulterioremente le forze della Coalizione: la notizia del ritrovamento di una Splendente aveva portato un manipolo di Cavalieri, guidati da Nadar, ad affrontare un pericoloso viaggio. La Splendente fu ritrovata, ma, durante il viaggio di ritorno, uno dei demoni inviati da Exar sbarrò la strada al mago e ai suoi compagni. Nadar affrontò il demone, ma esso, grazie al potere oscuro, abbattè il mago che fu imprigionato nell'Abisso, portando con sé la Splendente. Dopo questo avvenimento la speranza si incrinò.
Giunse la Notte del Sacrificio e la Legione Dorata affrontò in campo aperto l'Esercito Nero. All'ombra del Portale dell'Abisso il tradimento si compì e la Legione Dorata fu spazzata via. I traditori furono a loro volta traditi e la vittoria del Male fu completa. Dopo la battaglia, sul campo silenzioso ancora macchiato di sangue, si udivano solo i gemiti di una giovane ragazza elfica. Dall'oscurità del portale ella vide emergere il Messo di Exar, nelle cui mani luccicava un pugnale ricurvo...
GLI ANNI DELLA GUERRA II
Nella Notte del Sacrificio, dopo la sconfitta della Legione Dorata, ai piedi del Grande Portale si compì un sacrificio arcano e malvagio. Il Messo di Exar, invocando il potere del Signore delle Tenebre, spalancò la soglia che conduce nell'Abisso. Lingue di fiamma e vortici d'ombra scaturirono dal portale e un grande esercito di Shra e altre creature infernali emerse in superficie, sottomettendosi ad Exar.
L'armata infernale era così numerosa da occupare l'intera valle, simile ad un fiume turbinante pronto a travolgere i regni di Uomini ed Elfi. Ma poco prima dell'alba essa svanì come fumo, mentre nel cielo si levò un'immensa nuvola nera, che aleggiò per qualche attimo per le montagne per poi suddividersi in turbini più piccoli: la grande guerra contro le creature del Mondo era iniziata.
La prima città a subire l'attacco del grande esercito demoniaco fu Britain, la Capitale del Regno degli Uomini. Un'avanguardia di demoni sferrò un assalto nella parte est, calando dal cielo come grandine e massacrando il corpo di guardia alle porte. I difensori fermarono l'avanzata ai ponti che separano la città ovest dalla città est, ma l'Oscurità che dopo l'attacco aveva invaso le vie di Britain richiamò ben presto nella città Drow, Vampiri e Orchi. A lungo si combatté, strada per strada. Alla fine i difensori della città, con l'aiuto di un battaglione di Cavalieri inviati da Lord British, riuscirono a respingere l'attacco ed i demoni si ritirarono. Tuttavia questo era solo un assaggio del potere nelle mani di Exar.
Piani ben più truci passavano nella mente del Signore della Distruzione ed egli, per la seconda volta, convocò l'Esercito Nero al suo cospetto. I Signori della Guerra Drow, i Vampiri Anziani di Evernight, gli Assassini di Buccaneer's Den e i Capi-Clan di Morglum attraversarono le porte di Sargass e giunsero in presenza dello Spirito di Exar. Egli ordinò loro di radunare una nuova armata, per sferrare un attacco a Cove, la Città dei Cavalli, via d'accesso alla conquista delle terre di superficie. I Capitani dell'Esercito Nero lasciarono le sale della fortezza dopo aver giurato fedeltà a Exar, ignari di essere stati ingannati: essi infatti non erano che burattini nelle mani dell'Oscuro Sire, burattini da sacrificare per appagare la sua sete di distruzione.
Intanto, lontano dalle ombre, Lord British ed i suoi Cavalieri, timorosi di nuovi attacchi, riorganizzarono un'armata per fronteggiare Exar.
Nella terra elfica di Yew, sulle macerie della vecchia Abbazia distrutta dalle forze oscure, fu costruito un grande palazzo dove la Coalizione delle Razze sancì la grande alleanza per contrastare le forze oscure. I Cavalieri Order di Lord British, i guerrieri Elfici della Regina Shireen, i maghi Arctica e diversi gruppi di combattenti Umani provenienti dalle varie città del continente formarono un esercito e attesero l'attacco del Nemico.
La scacchiera era pronta e la mossa di Exar non si fece attendere: come uccelli rapaci in cerca di preda, grandi draghi neri piombarono sull'accampamento Order di Cove, uccidendo i suoi occupanti e appiccando fuoco e fiamme. Ogni resistenza fu vana e, il giorno successivo all'attacco, sorse un'alba tetra nella Città dei Cavalli. In lontananza si potevano scorgere i fuochi del campo nemico, mentre alte colonne di fumo spandevano il loro acre odore fin dentro le mura della città.
Nottetempo l'Esercito Nero aveva occupato il campo e si preparava a sferrare l'attacco definitivo contro la città.
Ancora una volta la speranza sembrava aver abbandonato gli Uomini ed i loro alleati, ma in questi frangenti avvenne un fatto inaspettato: seguendo il richiamo del proprio Sire, i Cavalieri Chaos riuscirono a raggiungere la prigione abissale dove egli era imprigionato, a infilitrarsi nei corridoi tenebrosi e a liberarlo dalle catene. Lord Blackthorne, non più soggiogato alla volontà di Exar, tornò in superficie, ma prima di lasciare la fortezza abissale, usando i propri poteri, diede la libertà ad un altro ospite delle tetre celle del Sire Oscuro: l'anziano mago Nadar. Tuttavia, i segni che avevano condotto i Cavalieri Chaos alla fortezza, non erano passati inosservati agli arcimaghi bianchi alla corte di Britain e, quando il Sire Chaos uscì alla luce del Sole, trovò un battaglione di Cavalieri, guidati da Lord British in persona, ad attenderlo.
La lunga disputa tra le forze Order e Chaos si sarebbe potuta risolvere in quel momento: sarebbe bastato un cenno della mano di Lord British per vedere il suo eterno avversario trafitto dalle lame dei Guerrieri Order. Ma ciò non avvenne. Egli risparmiò la vita al suo rivale, poichè vedeva chiaramente profilarsi all'orizzonte un nemico più insidioso: solo unendo tutte le forze degli Uomini Exar avrebbe potuto essere sconfitto.
Che parte abbia avuto Nadar in tutto questo nessuno lo seppe e il dono della Splendente al Sire Chaos, gesto che poi scatenò la nuova guerra, sembrò avventato più che saggio. Tuttavia l'alleanza tra i grandi rivali portò le forze della Coalizione ad una grandiosa vittoria contro l'Esercito Nero: Cove fu salvata dall'invasione e le forze nemiche sterminate.
Dopo la vittoria di Cove fu indetta una grande adunata a Yew tra le forze vincitrici. Le dispute tra i regni di superficie sembravano giunte finalmente ad una conclusione ora che un comune nemico li minacciava, ma purtroppo la realtà si rivelò più amara e la debolezza del cuore umano si manifestò nuovamente. Nel Concilio di Yew i Capitani avrebbero dovuto pianificare la strategia per sconfiggere Exar, ma il disaccordo serpeggiò tra di essi. In breve tra i presenti nacquero due schieramenti: uno capeggiato da Lord British, dalla Regina Shireen e da Nadar, l'altro da Lord Blackthorne. Mentre i primi progettavano di fermare Exar riportando le Splendenti nell'Abisso e in tal modo imprigionando per sempre il suo spirito in quel luogo, il secondo riteneva folle il loro proposito e voleva usare il potere delle Splendenti contro Exar. Il Concilio finì nel sangue. I Cavalieri Chaos ed il loro Sire si fecero largo con la forza e lasciarono Yew per radunarsi nella loro Roccaforte a Vesper. E così una nuova guerra iniziò e divise nuovamente le forze alleate.
Mentre questo accadeva nelle terre del continente, nel lontano Nord la ricostruzione di Keram giungeva finalmente a compimento. Le quattro sfere degli elementi erano state recuperate e riportate nella terra dei ghiacci. In una notte stellata, gli Sciamani Arctica si radunarono e unendo i propri poteri magici richiamarono l'antica città in superficie. L'aurora illuminò il cielo, la terra tremò e le torri eteree frantumarono la coltre di ghiaccio e neve svettando nel cielo. Per quanto bui fossero i tempi, la speranza era ancora viva…
GLI ANNI BUI
Tutto ebbe inizio con il tradimento dei Custodi dell'Equilibrio. Era il periodo della guerra tra l'esercito Chaos, guidato da Lady Christine e le forze Order-Confederate, guidate dai tre generali Lord Boromir, Lord Ares Ladal e Lord Mythril. Sul trono di Nujel'm sedeva Lord Znarf, ultimo successore dello scomparso Lord Antares Von Rhei, Signore dell'Equilibrio. Egli aveva eletto a capo del suo esercito un vampiro, dando fiducia all'uomo che aveva conosciuto prima che si volgesse alla vita oscura. Questa fiducia fu la rovina di Re Znarf. Durante la guerra, tra le fila dei Custodi nacque una congiura, guidata da Shastar, generale dell'esercito, e Damien, Consigliere Oscuro. Con l'appoggio dell'esercito i due rovesciarono Re Znarf dal trono, uccidendo gli uomini rimasti a lui fedeli, e giurarono fedeltà a Lord Blackthorne, in cambio del dominio sull'Isola di Nujel'm.
E così l'ultimo Signore dei Custodi fu imprigionato, mentre il più potente esercito umano mai visto, comandato da Lord Blackthorne, si preparò a scatenare la guerra sul continente.
Intanto, all'insaputa dei traditori che avevano rovesciato Re Znarf, il sigillo posto da Lord Antares e mantenuto saldo dai suoi successori che teneva incatenato Lord Dupree nell'oblio, si sgretolò, permettendo all'antico Signore di fare ritorno nel mondo, con al seguito un esercito di ombre.
Iniziò la guerra ed una ad una le città del continente caddero sotto il vessillo Chaos, fino al giorno in cui gli ultimi uomini fedeli all'Ordine si trovarono assediati nella Capitale. L'esercito Chaos marciò su Britain, conquistando la città e costringendo gli ultimi difensori a rifugiarsi all'interno delle mura del Castello di Lord British.
Mentre gli umani combattevano, nel sottosuolo di Wind i Cavalieri Oscuri, comandati da Lord Gods e Lord Silver preparavano un potente esercito. In gran segreto fu stipulata un'alleanza con i vampiri guidati da Lazhard Vanderghast ed essi attesero il momento più opportuno per attaccare le terre dei mortali.
Calò la notte sulla città assediata dall'esercito Chaos ed una strana bruma avvolse le foreste circostanti penetrando fin nelle vie della città. Alla fine, sotto gli assalti dei cavalieri Chaos, le porte del palazzo cedettero e l'armata di Lord Blackthorne fece irruzione nelle aule che un tempo erano state sue. Ormai prossimi alla fine, gli ultimi cavalieri Order si radunarono nella sala del trono, difendendo fino alla morte la vita del loro Signore: l'ideale Order doveva sopravvivere e così Lord British, grazie al potere degli arcimaghi bianchi, fu condotto lontano dalla battaglia poco prima della fine. Gli ultimi difensori furono massacrati e Britain, la città a lungo agognata dai soldati Chaos e dal loro Signore, era nuovamente nelle loro mani.
Ma la gioia per la vittoria fu di breve durata. All'improvviso, dalla fitta nebbia che avvolgeva la città, emerse un enorme esercito di Drow e Vampiri. Vessati dalla lunga guerra, i cavalieri Chaos fronteggiarono i nuovi nemici, ma l'impeto dell'attacco fu troppo forte e gli umani furono massacrati. I residui del'armata che aveva conquistato Britain si ritirarono e la furia dei cavalieri delle tenebre ridusse la Capitale umana ad un cumulo di macerie.
Sorse un'alba grigia su Britain. Quella che era stata la splendente capitale di un regno era ormai ridotta ad un cimitero. Gli umani, divisi e dispersi, si rifugiarono all'interno delle loro città, avamposti contro la marea nera che s'era scatenata sulle loro terre. La guerra infuriò in tutto il continente. Le ultime forze Order si rifugiarono nell'isola di Serpent's Hold, mentre i combattenti Chaos si arroccarono nella laguna di Vesper, difendendo l'ultimo baluardo del loro regno. Eserciti Drow, legioni di vampiri e armate di orchi sciamarono in tutte le terre, portando morte e distruzione. La città di Papua, riconquistata negli anni dell'avanzata dei Chaos, fu abbandonata e gli Orchi scesi dalle montagne la ripresero. L'ombra di Evernight si diffuse fino alla fortezza di Delucia ed in una notte tutti i suoi difensori furono sterminati. Gli Elfi si rifugiarono in profondità nella foresta di Yew, preparandosi alla guerra. L'ombra, dimenticata dagli uomini persi nelle loro guerre per la gloria ed il potere, aveva nuovamente invaso il mondo.
Ma le forze dei mortali resistettero alla furia dei loro nemici e anche la notte, che sembrava senza fine, giunse ad una conclusione. La sete di conquista dell'armata Drow, spinta dal volere di Lloth, li portò ad assaltare i boschi di Yew e lì, per la prima volta, essi furono respinti. Gli Elfi, guidati dalla regina Shireen, inflissero ai Cavalieri Oscuri una pesante sconfitta. In seguito a questo avvenimento la speranza si riaccese nei cuori degli uomini. Con l'appoggio di una legione elfica, un riformato esercito Order riconquistò Britain e dalla città distrutta e poi ricostruita sorse una nuova alba su Sosaria.
I combattimenti durarono ancora a lungo, ma alla fine, alla luce del nuovo giorno, le forze delle tenebre furono costrette a ritirarsi. Le città perdute furono riconquistate e la densa oscurità si dissolse, ma la grande guerra aveva dimostrato quanto debole fossero diventata la stirpe degli uomini e quanto precario fosse l'equilibrio che reggeva le sorti del mondo.